Da Avvenire: Solennità del CORPUS DOMINI

Corpus Domini, perché e cosa festeggiamo

Il Corpus Domini (Corpo del Signore), è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Vuoi per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vuoi per lo stile della celebrazione. Una festa di popoloPressoché in tutte le diocesi infatti, si accompagna a processioni, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo. Lo ha ricordato una volta di più il Papa che nell’ultima udienza generale ha auspicato che «la celebrazione della Santa Messa, l’adorazione eucaristica e le processioni per le strade delle città e dei paesi siano la testimonianza della nostra venerazione e dell’adesione a Cristo che ci dà il suo corpo e il suo sangue, per nutrirci del suo amore e renderci partecipi della sua vita nella gloria del Padre».
Le origini nel Medio Evo, in Belgio

La storia delle origini ci portano nel XIII secolo, in Belgio, per la precisione a Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa. Più precisamente le radici della festa vanno ricercate nella Gallia belgica e nelle rivelazioni della beata Giuliana di Retìne. Quest’ultima, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Un’immagine che rappresentava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu così che il direttore spirituale della beata, il canonico Giovanni di Lausanne, supportato dal giudizio positivo di numerosi teologi presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa diocesi in onore del Corpus Domini. Il via libera arrivò nel 1246 con la data della festa fissata per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.
Papa Urbano IV e il miracolo eucaristico di Bolsena

L’estensione della solennità a tutta la Chiesa però va fatta risalire a papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264. È dell’anno precedente invece il miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).

Papa Urbano IV incaricò il teologo domenicano Tommaso d’Aquino di comporre l’officio della solennità e della Messa del Corpus et Sanguis Domini. In quel tempo, era il 1264, san Tommaso risiedeva, come il Pontefice, sull’etrusca città rupestre di Orvieto nel convento di San Domenico (che, tra l’altro, fu il primo ad essere dedicato al santo iberico). Il Doctor Angelicus insegnava teologia nello studium (l’università dell’epoca) orvietano e ancora oggi presso San Domenico si conserva ancora la cattedra dell’Aquinate e il Crocifisso ligneo che gli parlò. Tradizione vuole infatti che proprio per la profondità e completezza teologica dell’officio composto per il Corpus Domini, Gesù – attraverso quel Crocifisso – abbia detto al suo prediletto teologo: “Bene scripsisti de me, Thoma”. L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il “Pange lingua” scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.

Da Avvenire: Riccardo Maccioni mercoledì 19 giugno 2019

Corpus domini di domenica 14 giugno 2020: Papa Francesco

Salutando i fedeli di lingua italiana, collegati attraverso i media e il web, il Pontefice ricorda l’impossibilità di celebrare l’Eucaristia con manifestazioni pubbliche a causa della pandemia di coronavirus. Solitamente il Papa era solito presiedere la processione del Corpus Domini dalla Basilica di San Giovanni in Laterano a quella di Santa Maria Maggiore; nel 2018 la celebrazione si svolse ad Ostia, nel 2019 nella parrocchia di Casal Bertone, periferia di Roma. Francesco dunque invita a guardare Cristo in tanti tabernacoli viventi:
Tuttavia possiamo realizzare una “vita eucaristica”. L’ostia consacrata racchiude la persona del Cristo: siamo chiamati a cercarla davanti al tabernacolo in chiesa, ma anche in quel tabernacolo che sono gli ultimi, i sofferenti, le persone sole e povere.
La grazia che fruttifica
Nel saluto agli ascoltatori di lingua portoghese, il Papa esorta a vivere in pienezza l’adorazione eucaristica perché chiamati a riflettere nella propria vita la fiamma del suo amore:
Vi invito a guardare con fiducia il vostro futuro in Dio, portando il fuoco del suo amore nel mondo. Appena possibile, ritornate all’adorazione e alla comunione del Corpo del Signore nella Messa di precetto. È la grazia della Pasqua che fruttifica nell’Eucaristia e che rende feconda la nostra vita. Dio vi benedica!